Mattia Cacciari
Un libro interessante, che affronta il modo in cui vivono le persone in carrozzina raccontando la propria vita e le esperienze più importanti. Ho trovato bellissimo il percorso di vita del protagonista, che mostrando grande forza riesce a superare le difficoltà, diventando una persona e un uomo per certi aspetti migliore. C’è una grande crescita personale nel modo di fare e di pensare di Ian che attraverso questa lettura racconta tutti i grandi cambiamenti della sua vita e delle sue ambizioni, inizialmente un semplice lavoro in fabbrica, poi le paraolimpiadi.
Sinceramente credo che molte tematiche, come quella dell’essere diverso a causa della carrozzina, siano affrontate in maniera molto completa e approfondita trasmettendo il disagio e gli altri problemi che ci possono essere anche solo stando in un luogo pubblico.
Trovo incredibile la dedizione e la passione per il basket di carrozzina di Ian, che partendo dal non voler nemmeno praticare questo sport vi ci si appassiona e grazie al duro lavoro riesce a diventare un campione a livello internazionale.
Nonostante mi sia piaciuto questo libro ammetto che a tratti può risultare noioso per chi, come me, ama soprattutto mistero e avventura.
Alessia D’Ambrisi
Il libro “Le mie vite in gioco” l’ho trovato noioso e allo stesso tempo maledettamente interessante. Ho usato l’aggettivo noioso perché è un’autobiografia e io non impazzisco per questo genere, interessante perché la vita di Ian Sagar mi ha completamente travolta. La storia prende dopo poche pagine una piega drammatica: Ian, adolescente incosciente, fa un incidente in moto, si rompe il midollo spinale ed è costretto alla sedia a rotelle. Potete immaginarvi come la sua vita venga stravolta. Per molti un evento così drammatico segna la fine dei propri sogni e rappresenta un buco nero in cui si rimane per sempre intrappolati. Per Ian invece diventa un punto di partenza: si ridisegna una nuova vita, affronta le difficoltà come un leone affamato di libertà e soprattutto non si arrende mai. Nel corso della sua vita ha la fortuna di incontrare un fido alleato: il basket in carrozzina. È infatti questo gioco che, proprio come fa un amico, lo afferra dal fondo del baratro quando sta per affogare e lo trascina fuori, facendogli ritrovare la luce e il calore della vita che da tempo lo avevano abbandonato. Una delle qualità di Ian che più ammiro è il suo coraggio: non ha mai avuto paura di abbandonare tutto e tentare una nuova strada in cerca di una vita migliore. Anche io da grande vorrei avere il suo coraggio e sicuramente la sua storia la stiperò nel mio cuore: quando ne avrò bisogno la userò per non perdermi. Ian mi ha insegnato un’altra cosa fondamentale, ovvero di vivere ogni attimo, perché non saprai mai la vita cosa ha in serbo per te: “Poi, però, ad aspettarti dietro l’angolo, proprio a pochi metri da casa, c’è il destino, e quando arriva lui, tutto può cambiare”.
Valentina Coppi
Questo libro mi è piaciuto molto perché fa riflettere molto.
Spiega che non bisogna mai arrendersi. Infatti Ian non ha mai mollato ha sempre lottato, ha fatto diventare la sua passione un lavoro anche con le sue difficoltà.
Lapo Burchietti
La storia di un ragazzo che per una semplice goliardata si ritrova la sua vita sottosopra.
Personalmente la ho trovata una storia di formazione per il lettore, mi sono reso conto di quanto sia fortunato con quello che ho e che anche da quella che sembra la fine, si possa ritrovare un nuovo inizio.
Avere la capacità di crearsi una nuova vita dopo un incidente in motorino catastrofico non è da tutti; figuriamoci diventare campioni di uno sport, questo fa capire quanto con la forza di volontà si sia in grado di risollevare una vita apparentemente distrutta.
Questo è Ian Sagar, colui che ha saputo reinventarsi e colui che ha riscritto la sua vita da impiegato in fabbrica nel modo più tragico di sempre.
Ali Elmeligy
Le Mie vite in gioco
Ian Sagar è il campione del basket in carrozzina in Italia e con la quale ha vinto 5 stagioni. La storia di Ian Sagar è impressionante per te Ian Sagar era una persona normale. ma dopo un incidente e diventato un campione in carrozzina. Ian dopo essersi trovato in carrozzina non si e arreso, ah lottato ma era difficile. Io dopo quando ho letto questo libro mi sono trovato al posto di ian questo libro “mi ha aperto gli occhi” mi ha dato tanti significativi: 1 di questi e di trovare la via giusta è uno dei libri che mi sono piaciuti di più e lo consiglierei a tutti i ragazzi; questo libro è come una finestra che ti fa vedere le cose brutte e belle nella vita e non arrendersi mai nella vita.
Gabriele Scognamiglio
Questo libro parla di un ragazzo che vive per lo sport, un campione che esegue un percorso dal punto di vista emotivo e fisico. Dopo un pò subisce una grossa caduta che è la disabilità, però poi lui riuscirà a trovare la forza, il coraggio e la determinazione di continuare a fare ciò che ama, come i veri campioni.
Il messaggio che vuole trasmettere questo interessante libro è molto importante, perchè dobbiamo sempre affrontare le nostre paure, i nostri ostacoli e di non mollare mai per rischiare di fallire.
Asia Merlini
Ian un giorno come un altro salì sulla moto del suo migliore amico ma dopo poco la sua vita cambiò per sempre. Dovette ricominciare da capo vivendo una vita totalmente diversa, solamente per uno stupido giro in moto.
Lo consiglio perchè è un libro molto bello che fa riflettere su come la vita può cambiare in pochi istanti e su l’attenzione che dobbiamo avere ogni giorno per noi stessi e per gli altri.
Arianna Ropotan
Credo che sia davvero una lettura molto utile con la quale possiamo renderci conto di quanto possa essere diversa la nostra vita e le scelte che ogni individuo opera. Il libro da una parte mi ha fatto piangere quando Ian Sagar in sella al suo motorino prende una brutta piega e per di più irreversibile: ad esempio la rottura del midollo spinale e la sua nuova vita seduto su di una carrozzina a rotelle . Lui ovviamente dovrà adattarsi alla nuova realtà e dovrà iniziare tutto da capo. Io al suo posto non avrei mai rischiato così tanto proprio per evitare di ritrovarmi senza l’uso degli arti inferiori. Bisogna stare sempre attenti a ciò che facciamo. Anche perché la vita è solamente una, unica e speciale da vivere fino in fondo ma sempre mantenendo salda la testa al collo
Marco Viviani
Questo libro è una biografia di un giocatore disabile di basketball.
Ian Sagar viveva a Sheffield, un paesino del profondo nord inglese, cuore delle lotte dei minatori, ed era il 1999 quando chiese a un suo amico di fargli provare il motorino appena comprato. Ian sbandò e picchiò con violenza contro un muretto e da lì la sua vita aveva preso una piega nuova e definitiva: la rottura del midollo spinale e di conseguenza la carrozzina. Questo scenario avrebbe messo ko chiunque, ma non Sagar, un combattente nato che, alla sfortuna della vita, ha contrapposto la volontà di guadagnarsi il proprio posto nel mondo. Il basket in carrozzina, inizialmente un passatempo che lo aiuta a staccare un po’ la testa, diventa un talento da coltivare, quindi un lavoro fonte di molti successi, laureandosi campione d’Europa e delle Olimpiadi.
In questo racconto la narrazione va via veloce e si legge con piacere, è semplice da capire.
E’ un libro profondamente onesto. Onesto nel modo in cui Ian mette a nudo un percorso che non è stato certamente facile, un percorso sia emotivo che fisico, che lo ha portato oggi ad essere un campione sul campo e un uomo che è riuscito ad accettare la sua nuova vita.
Lorenzo Salimbeni
Il titolo di questo libro autobiografico è un chiaro riferimento alla vita stessa, o meglio, alle vite di Ian Sagar un cestista capace di diventare campione di Italia per ben cinque volte. Infatti Ian alla giovanissima età di diciassette anni ha subito un grave incidente mentre era in motorino con un suo amico, che lo ha costretto a passare il resto della sua vita in sedia a rotelle. Nel periodo iniziale della sua seconda vita Ian si sentiva molto a disagio con la sua nuova condizione fisica, ma un giorno decise di dare una svolta alla sua esistenza, diventando, appunto, un campione paralimpico di pallacanestro. La difficilissima biografia di Ian vuole spronare tutti coloro che hanno delle impossibilità fisiche a rendere il loro più grande difetto un punto di forza, e di non vedere gli eventi negativi della vita come una sorta di “fine” ma come un secondo inizio da cui ripartire.
Nicola Vagaggini
La copertina del libro mi ha colpito. Ho pensato: racconterà di sport, di basket, non di basket semplicemente, basket in carrozzina a vedere dall’immagine e anche il titolo mi ha incuriosito molto: “LE MIE VITE IN GIOCO” scritto al plurale… quindi ho scelto di leggerlo. Quando Ian è nato, la nascita gli ha regalato una vita e dopo il suo incidente in motorino da appena adolescente il basket gli ha regalato la rinascita. La sua forza di volontà e il suo coraggio lo hanno portato infatti a vivere una vita piena di soddisfazioni e di successi. Sì, perché Ian ha trovato il coraggio di osare, ha avuto fiducia nelle proprie capacità sfruttandole fino a diventare un campione. Ian non è sempre stato un campione, ma lo è diventato quando si è trovato costretto a vivere quella seconda opportunità che la vita gli ha concesso. Ed è riuscito a vivere tutto in maniera addirittura esaltante, “sport vero, con la gente che si scontrava con le carrozzine, che cadeva, con il ferro delle carrozzine che sbattevano” …… e, soprattutto, non era solo, ma erano una squadra tutti uguali in un contesto dove non c’era posto per nessun pietismo e pregiudizio. Ed è proprio per questo messaggio di positività secondo il quale in qualunque aspetto della nostra vita è necessario avere un atteggiamento positivo, che è valsa la pena leggere questa storia. Pensare positivo genera cose positive. E Ian nel “suo crederci” ha trovato la sua forza, è riuscito a prendere il buono che ancora poteva arrivare. E se lo sport, qualunque sia, è considerato un insegnamento di valori positivi, come anche la costruzione di un carattere e di un fisico più forte, per Ian tutto ciò credo abbia avuto un valore e giocato un ruolo fondamentale. Prima però del finale del racconto autobiografico in cui Ian confessa di “non poter immaginare una sola giornata senza la sua carrozzina, come per chiunque sarebbe impensabile ogni giorno non portarsi con sé le proprie gambe”, e prima di tutti i suoi successi, inevitabilmente racconta le difficoltà fisiche e non solo, ma anche psicologiche, che la nuova vita gli ha sottoposto. E allora ancora di più non faccio fatica ad immaginare con quanta adrenalina, con quanta potenza e con quanta forza, ma soprattutto con quanta autostima Ian affronti ogni volta le competizioni
Daniela Lucatuorto
“Povero! Che vita deve fare…”
“Non vorrei essere lui, sai che vita triste e insoddisfacente!” Tutte frasi che la gente normodotata pensa in modo automatico e a volte compassionevole, pensieri che spesso, come Ian racconta, si percepiscono dagli sguardi delle persone attorno a te, che ti etichettano come “lo sfortunato di turno”. Questa condizione porta a sentirsi profondamente e inadeguatamente diversi, una condizione che diventa da fisica a psicologica allo stesso tempo, che ti trascina giù nel baratro dal quale per risalire è essenziale solo una cosa: il modo alternativo di considerare le possibilità che la vita ti offre arrivati al punto di non ritorno. Ian ci insegna attraverso tutti i suoi sacrifici e il suo continuo cambiamento di prospettiva sulla sua condizione, a guardare oltre le apparenze e ad abituarsi a non pianificare la propria esistenza, perché anche se sì, è un po’ crudo da dire, la vita non ha piani per te e può cambiare da un momento all’altro. Insegna che tutto è possibile, di non smettere mai di credere in qualcosa. Ma evidenzia anche il fatto che ancora molti stereotipi non sono del tutto spariti dalla mente della maggior parte delle persone, che la società non è abbastanza organizzata per le necessità che le persone come Ian hanno, e che questo le prime volte si ripercuote su quest’ultimo, in questo caso, in modo non così piacevole. Nella vita si può avere sempre di più ma nessuno è veramente felice per davvero nonostante ciò. Questo dimostra che le differenze tra persone in carrozzina o non sono veramente realative. Ammiro le persone come Ian, e non lo dico perché lo considero un eroe, come molti invece fanno, ma perché ha avuto quella caparbietà e quella positività che lo hanno portato comunque a fare quello che per lui è VITA, quella vera. Detto ciò mi sento di dire che questo è un libro meraviglioso, che insegna ad aprire la mente, e che trasmette tanti stimoli positivi. Bellissimo.
Silvia Degli Innocenti
Ho trovato il libro “Le mie vite in gioco” bellissimo. La storia è stata scritta così bene che riesce a far avvicinare il lettore alla gravità dell’evento che subisce lo scrittore. Inoltre, grazie allo stile semplice e conciso lo scrittore riesce a trasmettere le sue emozioni dalle pagine, rendendole quasi tangibili al lettore. Oltre ad essere interessante perché tratta di
una storia vera, il libro è una fonte educativa sul problema della disabilità. Il libro affronta molte tematiche importanti come l’irresponsabilità che i ragazzi possono avere in età adolescenziale, ma anche la loro forza di volontà. Quest’ultimo punto ci viene ben spiegato da Ian grazie al racconto del suo percorso e della sua evoluzione fisica e emotiva. Fonte di molte riflessioni e tematiche sottovalutate, questo libro propone una visione a 360° del problema della disabilità, della determinazione e della forza di un giovane ragazzo messo alla prova dalla vita stessa. Descriverei questo libro con gli aggettivi scorrevole e interessante.
Sara Salmane
Questo libro lascia un segno. Affronta un argomento, che purtroppo ad oggi è molto attuale:la disabilità. Quante volte abbiamo sentito:”no quello è disabile non ce la fa”. Come se esistesse la persona perfetta e chi non soddisfa tali caretteristiche è diverso. Purtroppo esistono ancora tanti pregiudizi a riguardo:un disabile non può mettersi in gioco, non può avere una vita come le altre, deve rimanere in silenzio e lasciare che il tempo ricucisca le ferite. Sagar ha avuto il coraggio di guardare oltre questo muro che è il pregiudizio ed abbatterlo.
Per quanto riguarda la scrittura, all’inizio, il libro non mi ha catturata subito. Le prime pagine scorrevano poco e a un certo punto, se devo essere sincera, stavo per abbandonarlo. Per fortuna, non ho ceduto e la storia mi ha avvinto a sé sempre di più.
Il linguaggio è davvero molto semplice e chiaro, accessibile a chiunque. Lo consiglio a ragazzi della mia età, perché è uno spunto di riflessione su un tema di cui purtroppo se ne parla poco.
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