Mariano Guerrero Loyo
La storia parla di due cose, il problema di salute della Protagonista e quello delle altre persone, in tot di pagine sono 207, i tot di capitoli sono 22, la storia è ambientata in ogni state di Firenze
Hichem Triki
Il libro è Il diario di un percorso escursionistico che però tratta anche temi sociali,ma nonostante la profonda riflessione a cui mi ha portato il libro mi ha annoiato a causa della narrazione lenta e del lessico che ho trovato poco coinvolgente.
Marco Agnelli
“Corpo Appennino” è un libro dell’autrice toscana Simona Baldanzi che narra di un cammino di tre estati: quella delle stragi nazifasciste del ’44, l’estate di un percorso tra gli Appennini da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema e quella di Simona che deve affrontare un intervento chirurgico alla testa. Questo libro mi è piaciuto molto perché descrive in modo accurato i paesaggi ed è molto scorrevole.
Zoran Marello
Simona Baldanzi, insieme ad una compagnia di cammino decide di fare una camminata da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema dove sono avvenute le 2 più importanti stragi nazifasciste in Italia.
Mi ha affascinato molto la descrizione dei personaggi raccontata dettagliatamente insieme alla loro storia. L’analisi degli eventi è molto accurata rendendo il libro sempre più interessante.
Non mi è piaciuta molto l’alternanza fra intervento chirurgico e camminata che viene sempre messo a paragone. Penso che sia un libro da leggere sicuramente anche per sapere di più sugli avvenimenti successi proprio qui in Italia.
Mercedes Musteata
Questo libro sinceramente non mi è piaciuto perché, per me, è stata una lettura lenta e noiosa anche perché trattava del temi più che noiosi, sempre secondo il mio parere e i miei gusti. E’ un libro più adatto a chi ama la storia e la cultura in generale.
Edoardo Bartoli
Ho recentemente letto il libro “Corpo Appennino” di Simona Baldanzi. Questo romanzo mi ha stupito per la particolare narrazione che viene messa in atto dall’autrice, ella racconta contemporaneamente e parallelamente due temi: un cammino assieme a sconosciuti, organizzato da volontari, attraverso i luoghi simbolici delle stragi nazifasciste in Italia, durante il quale vengono rievocati gli strazianti fatti accaduti nel passato, parte importante della storia del nostro paese, e, la sua esperienza in ospedale, causata dalla necessità di un operazione all’orecchio sinistro in seguito alla diagnosi di un tumore. I temi affrontati sono dunque pesanti e molto delicati ed è forse questo anche uno dei motivi per cui non sono rimasto soddisfatto da questo libro. Libro che, dopo avermi suscitato interesse in seguito alla lettura della quarta di copertina, si è rivelato per me una delusione. Ho trovato lenta e poco scorrevole la narrazione nonostante il libro sia scritto in modo chiaro e accessibile a tutti; un’altra caratteristica che non ho gradito di questo testo è proprio l’originale metodo narrativo adottato, l’autrice attraverso dei parallelismi durante il racconto della sua camminata riattraversa la sua difficile “avventura” in ospedale, ciò risulta si da una parte intrigante e commovente, poiché la scrittrice riesce a trasmettere le emozioni e i sentimenti di questi due viaggi anche al lettore, dall’altra parte trovo però questo tipo di narrazione inefficiente, che non coinvolge interamente il lettore e non lo porta ad interessarsi profondamente a nessuno dei due argomenti. Per questi motivi non ho apprezzato oltremodo questa lettura, tuttavia non mi sento di non consigliarla, visto che può dare interessanti spunti di riflessione, soprattutto poiché l’autrice conferisce al libro anche un taglio di tipo politico, che ci può far riflettere sulla condizione odierna del nostro paese.
Valeria Picchietti
Una camminata nella memoria
In questo libro vengono messe a confronto due estati che nonostante siano così diverse tra loro si trovano in successione: quella dell’intervento chirurgico alla testa che Simona ha dovuto fare nel 2018 e quella della camminata che da Monte Sole porta a Sant’Anna di Stazzema che ha fatto nel 2019.
La narrazione viene fatta proprio alternando queste due estati, iniziando dalla preparazione (in un caso per andare in ospedale e nell’altro per fare un cammino) e passando poi all’incontro con le persone con le quali passerà del tempo (in un caso medici e nell’altro compagni di viaggio), continuando così per tutto il racconto. Gli avvenimenti dei due anni si legano bene tra loro e anche se la narrazione non segue un filo lineare, il discorso non è per nulla confusionario ed è molto semplice da seguire.
Durante il racconto vengono affrontati diversi argomenti: l’autrice fa riferimento, ad esempio, alla politica (infatti l’anno dell’intervento è quello nel quale la lega sale al governo). La scrittrice riesce ad esprimere i suoi sentimenti politici tramite le condizioni di salute nelle quali si trova, tanto da far trasparire un certo senso di delusione. Si parla di pace e libertà, ma anche del diritto alla disobbedienza e alle stragi di migranti che avvengono tutt’oggi in mare oppure ai confini. Inoltre, durante la narrazione del cammino da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema vengono raccontate le stragi nazifasciste avvenute nel ’44. Viene ricreato un percorso pieno di memoria che permette di mantenere vivo ciò che è successo in questi luoghi. Questo è proprio uno degli obbiettivi del racconto: vengono ricostruiti con certezza fatti del passato al fine di preservare la storia, permettendo che certe cose non vengano dimenticate.
Ho amato questo libro. Personalmente non conoscevo a fondo i fatti di Monte Sole e Sant’Anna di Stazzema ma grazie a questa
lettura facile e scorrevole ho appreso tanto, anche per quanto riguarda tutti gli altri argomenti trattati che sono molto interessanti. Ti fa inoltre scoprire la bellezza, il valore del cammino e del gruppo che si crea: persone con quali si condividono storie, momenti spensierati, felici, tristi e ci si aiuta a vicenda. Ho infine apprezzato tantissimo che fossero sempre riportati nomi e cognomi delle varie vittime: in questo libro è stato dato spazio a tutti, nessuno è stato dimenticato come è giusto che sia.
Martino Manetti
Il libro “Il corpo Appennino” parla di due tipi di viaggio: un cammino sugli Appennini da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema nel quale la protagonista visita i luoghi dove furono uccisi quasi 770 uomini tra cui molte donne e bambini, un cammino personale e interiore nel quale racconta la sua esperienza legata all’esportazione di un tumore benigno all’orecchio. Nonostante la drammaticità dei fatti non sono rimasto soddisfatto da questo libro che ho trovato molto noioso e dispersivo tanto che ho avuto difficoltà a portarlo a termine. Ogni volta che giravo la pagina o finivo un capitolo speravo di trovare nel nuovo un qualcosa che accendesse la mia voglia di proseguire. Una cosa mi ha particolarmente colpito o meglio una frase che me la sono pure appuntata su un foglietto : ” Camminare aiuta a muovere il cervello.” Ed è proprio vero! Io amo la montagna e il trekking spesso mi capita durante le mie escursioni di pensare e riflettere maggiormente, forse perché mentre procedo lungo il sentiero riesco ad assaporare i silenzi, i suoni, gli odori; camminare mette in moto i miei 5 sensi e li ravviva ed insieme a loro il mio cervello. Leggendo ho avuto l’impressione che si trattasse più di un diario di appunti nel quale l’autrice intreccia avvenimenti del passato con le atrocità della guerra, racconti di morti innocenti e avvenimenti personali dell’autrice e talvolta mi hanno fatto perdere il filo della lettura. Non posso ignorare che gli eventi narrati sono realmente accaduti, eventi drammatici che hanno segnato la vita a i sopravvissuti perché nascosti nei boschi i rifugi sotterranei, ma il modo con cui la scrittrice narra e racconta è a mio parere poco adatto a un pubblico di giovani lettori
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Francesca Pacelli
Io ho scelto di leggere il libro di Simona Baldanzi che tratta di tutte cose vere che comunque ti prendono molto…
Il libro non è molto scorrevole, ci sono delle parti molto difficili per me da leggere però è consigliabile per chi vuole sapere la storia del nazifascismo e delle stragi a Sant’Anna di Stazzema, cose che non andrebbero mai dimenticate perché terribili.
In breve questo libro Simona racconta di sé, della sua estate 2020 in cui è ripartita a piedi.
Ripartenza non solo a causa del covid, ma anche e soprattutto per l’anno di degenza che la Baldanzi ha avuto, dopo aver scoperto nel 2019 un tumore dietro l’orecchio sinistro, e dopo un’operazione lunga e difficile.
Il bello di questo libro è proprio l’alternarsi dei due racconti, il diario del cammino e i feedback sulla scoperta della malattia, sull’operazione, l’ospedale, il recupero e il ritorno alla vita.
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